Con il progressivo allentamento del lockdown in Italia, a partire dal weekend del 18 maggio le aree montane hanno visto una decisa impennata del numero di turisti e visitatori, tanto da far parlare gli organi di stampa di un vero e proprio “assalto” alla montagna e ai rifugi. Qual è l’opinione e la percezione del fenomeno in rapida crescita da parte dei gestori dei rifugi, gli operatori che più incarnano lo spirito della montagna?
Come conciliare il turismo di prossimità con la naturale spinta alla socialità nel rispetto dell’ambiente?
Per rispondere a questi interessanti quesiti i Professori Riccardo Beltramo e Stefano Duglio, dell’Università degli Studi di Torino, hanno avviato una ricerca a livello nazionale, che ha coinvolto 600 gestori di rifugi dell’intero arco alpino e, per il Piemonte, ha visto l’adesione di 39 operatori.
Partendo dall’analisi comparativa tra l’offerta di ospitalità, così come si configura oggi rispetto a uno e due decenni fa, la ricerca ha poi preso in esame la percezione dei gestori nei confronti della domanda e dei cambiamenti intervenuti nel tempo, per passare, infine, alla valutazione dell’impatto del fenomeno CoViD-19 in termini di presenze, ricavi e costi di gestione.
Dalle risposte degli operatori al questionario emerge un evidente “cambiamento-ampliamento” della tipologia dei tradizionali fruitori dell’ambiente montano, al quale è corrisposto un adeguamento dell’offerta, diventata quanto più possibile articolata per rispondere alle diverse richieste degli ospiti. Pronti alla riapertura dei rifugi, i gestori non nascondono però la preoccupazione per la prevedibile diminuzione del giro d’affari, a fronte dell’aumento dei costi di gestione correlati alle misure di sicurezza e tutela che devono essere adottati alla luce dell’attuale situazione.
I risultati dell’indagine saranno pubblicati non appena conclusa l’elaborazione dei dati, attualmente in corso.
Scarica qui il comunicato stampa a cura del NatRisk – Centro di Ricerca sui Rischi Naturali in Ambiente Montano e Collinare